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Il Risveglio Pentecostale
in Italia


di Roberto Bracco




Questo lavoro è stato tratto dal sito della "Comunità Evangelica Pentecostale" dell'"Assemblea Cristiana Evangelica Chiesa ALFA e OMEGA" all'indirizzo web:
http://www.chiesadiroma.it/index.htm alla pagina interna: http://www.chiesadiroma.it/RBracco/Libri_varie/risveglio.htm




Capitolo 2: Primi passi






1. I primi evangelisti pentecostali in Italia

2. Guidati esclusivamente dal Signore

3. I rapporti tra gli Stati Uniti e il Risveglio in Italia

4. I primi due Convegni costitutivi del Movimento




1. I primi evangelisti pentecostali in Italia

Il fratello Giacomo Lombardi, dopo la sua prima missione durata soltanto alcuni mesi, fece ritorno negli Stati Uniti e successivamente si unì al fratello Luigi Francescon per raggiungere le Repubbliche dell'America del Sud e a proclamare in quei luoghi il messaggio dell'Evangelo.

Egli tornò successivamente in Italia varie volte e fu sempre strumento di benedizione per la propagazione della luce della verità.

Intanto, però, anche in sua assenza, l'Opera continuava il suo rigoglioso progresso; ormai esisteva nella nostra nazione quella che gli strateghi chiamano "una testa di ponte" , cioè esisteva una comunità, sia pure nascente, che poteva accogliere ed incoraggiare il lavoro missionario di altri servitori di Dio.

Probabilmente incoraggiati da questa situazione molti credenti italiani, residenti negli Stati Uniti, giunsero in Italia per recare la parola della testimonianza.

Non credo che sia possibile nominare tutti coloro che con il consenso della Chiesa o in forma strettamente privata, raggiunsero dal 1910 in poi la nostra nazione, ma non è difficile ricordare la missione del fratello Pietro Ottolini che dal 1910 al 1914 si affaticò con vera dedizione cristiana soprattutto per l'evangelizzazione dell'Italia del Nord.

Non è difficile anche ricordare la seconda attività del fratello Serafino Arena che forse primo fra tutti recò la testimonianza del risveglio pentecostale nella sua nativa Sicilia.

Posso anche ricordare il fratello Vincenzo Castelli che fin dal 1911, proveniente da San Luis recò la testimonianza cristiana nella provincia di Alessandria e cioè a Casal Cermelli, suo paese nativo.

Quasi nella stessa epoca giunse in Italia la sorella Lucia Menna di Chicago, che dopo aver collaborato nella missione dei fratelli Francescon e Lombardi dell'America del Sud, venne nella nostra nazione per recare il messaggio della grazia a Gissi (provincia di Chieti).

Alcuni anni dopo, e cioè nel 1913, anche la sorella Giuseppina Zollo, proveniente dagli Stati Uniti, portò il proprio contributo di servizio nel campo italiano e quale risultato della sua generosa attività nacquero le prime chiese della provincia di Taranto.

Ormai gli argini erano crollati e lo Spirito di Dio invadeva impetuosamente le contrade italiane.


2. Guidati esclusivamente dal Signore

Era un'opera che si compiva senza grandi mezzi, senza organizzazioni mastodontiche; un'opera semplice, pura, ma piena di potenza e di vita.

La predicazione del messaggio era accompagnata sempre dai segni soprannaturali dello Spirito Santo e questi, uniti alla testimonianza luminosa della verità, vincevano ostilità e diffidenze.

Tutti servitori di Dio, missionari o semplici credenti, sentivano il bisogno di fare della guida di Dio la regola assoluta e, soprattutto, luminosa della propria vita.

I nostri padri nella fede ricordano bene, infatti, che il fratello Lombardi, il fratello Ottolini, il fratello Arena formulavano i propri programmi soltanto in relazione alla voce di Dio, udita distintamente nella propria coscienza.

Non voglio negare che questo metodo abbia avuto i suoi inconvenienti e che qualche volta quella che è sembrata la voce di Dio sia stata semplicemente la propria voce, ma non voglio neanche nascondere il valore della testimonianza di questi pionieri, di questi apostoli, potrei dire, che, benché privi di preparazione e mezzi, hanno saputo mostrare la potenza e la sapienza di Dio nella propria vita.

Un anno dopo l'altro il risveglio pentecostale continuò la propria strada. È vero, come hanno affermato alcuni, che negli ultimi anni lo sviluppo dell'Opera è stato gigantesco, ma è anche vero che il seme gettato nei solchi della nostra nazione sin dal 1908 non è rimasto infruttuoso.



Non possiamo parlare di un risveglio pentecostale fondato
dopo la seconda guerra mondiale perché il risveglio della Pentecoste è nato in Italia, per la strumentalità di servitori umili e sinceri, prima ancora che avesse inizio la guerra del 1914.

Per dare una conferma di questa verità ricordo che, seguendo un elenco in possesso del
Ministero degli Interni nel 1929, risultava che, a quell'epoca, "l'Opera pentecostale era esistente in 149 località d'Italia e che avevano non meno di 25 locali di culto adibiti esclusivamente a questo scopo regolarmente aperti al pubblico."

L'elenco precisava inoltre che esistevano altri gruppi di pentecostali, dissidenti però per motivi dottrinali. Quest'ultima circostanza è insignificante ai fini di questa storia che vuole semplicemente dimostrare che
lo Spirito di Dio ha saputo far fecondare prodigiosamente la "semenza del Regno".

È necessario che dica che l'esame accurato dell'elenco dimostra che alcune delle località menzionate non raccoglievano "gruppi" di pentecostali, ma semplicemente "individui"; mentre altri avevano accolto soltanto temporaneamente alcuni credenti.

Questa precisazione però non annulla la grande verità costituita dal fatto che il Movimento ha conosciuto uno sviluppo costante e miracoloso.

3. I rapporti tra gli Stati Uniti e il Risveglio in Italia

I fratelli italiani degli Stati Uniti, che efficacemente avevano contribuito nel lavoro evangelistico, non ignoravano l'esistenza del risveglio pentecostale in Italia ed anzi non trascuravano opportunità per approfondire quei legami di comunione spirituale che doveva stringere questa grande famiglia, e disseminata largamente su due grandi nazioni lontane, per fare di essa un unico organismo cristiano.

Con questa visione e per questa precisa ragione nell'anno 1928 fu inviato in Italia il fratello Michele Palma unitamente alla propria consorte.

Questo fratello aveva accettato, come tanti altri servitori di Dio, il messaggio della salvezza in quella gloriosa chiesa di Chicago della quale ho parlato sin dal principio. Successivamente, però, si era trasferito nella città di Syracuse N.Y. ove ben presto aveva potuto manifestare, nel seno della Chiesa locale, il ministerio ricevuto da Dio.



Il suo viaggio, io credo, fu la conseguenza logica di un importante avvenimento che si era verificato negli Stati Uniti nell'aprile-maggio 1927.

In quell'epoca nella città di Niagara Falls ai confini del Canada, le comunità del risveglio pentecostale "organizzarono", la prima Assemblea Generale o, come fu chiamato successivamente, il primo "Convegno degli Anziani".

Erano sorti, purtroppo, i primi dissidi e le prime divergenze dottrinali e i fratelli che, primi fra tutti, avevano prodigata la propria attività nello sviluppo dell'Opera avevano sentito il desiderio di un "Convegno" che avesse potuto gettare le basi di una reciproca intesa soprattutto mediante la compilazione di un "Credo" comune.

Essi non avevano l'intenzione, mediante questo convegno, di iniziare l'organizzazione del Movimento ed anzi, quasi a scongiurare un pericolo, vollero definire il Convegno stesso "Assemblea delle chiese inorganizzate italiane".

In effetti però quella riunione costituì la prima pietra dell'organizzazione, come gli articoli di fede, approvati in essa, ebbero il valore di "statuto" della nascente associazione organizzata.

Con quel "Convegno" si volle demarcare, negli Stati Uniti, il confine dottrinale del Movimento, allo scopo preciso di respingere fuori di quei confini, diversi credenti e diverse comunità che avevano manifestati dei principi teologici che non potevano essere accettati dalla maggioranza.

La missione del fratello Michele Palma in Italia aveva il preciso scopo di condurre l'Opera della nostra nazione sul medesimo piano di quella degli Stati Uniti. In altre parole il fratello Palma doveva cercare di unire le comunità d'Italia mediante una comunione organizzata che avesse potuto eliminare quelle divergenze che dagli Stati Uniti erano state anche trasferite nella nostra nazione.

Egli infatti non soltanto promosse quello che fu il primo ""Convegno degli Anziani", ma si prodigò anche con un prolungato soggiorno nell'Italia del Sud ed in Sicilia per incoraggiare i conduttori delle comunità a partecipare a quella importantissima riunione.

4. I primi due Convegni costitutivi del Movimento

Il primo convegno, guidato quindi dal fratello Palma, ebbe luogo a Roma nei giorni 19-20 ottobre 1928

Lo scopo principale di esso venne chiaramente espresso nell'introduzione del "Risultato" successivamente pubblicato negli Stati Uniti a cura del fratello Michele Palma.

Quest'introduzione diceva testualmente
"... per deliberare intorno a cose che hanno portato divisioni e disturbi in mezzo alle chiese, affinché le adunanze d'Italia possano mantenersi ferme nella Parola di Dio, e per far sì che la Sua benedizione non venga a cessare...".

L'ordine del giorno che attrasse maggiormente l'attenzione e l'interesse dei convenuti era costituito dall'esame delle decisioni del "Concilio di Gerusalemme".
Il convegno doveva stabilire se le deliberazioni di quel Concilio apostolico avessero oggi valore precettivo. Il Convegno naturalmente si pronunciò in senso positivo.

Il risultato del Convegno è di 29 partecipanti, rappresentanti di comunità, oltre al fratello Michele Palma. Nell'elenco però sono omesse alcune sorelle che hanno presenziato le varie sessioni. Il medesimo risultato elenca 27 adesioni date per lettera. Queste cifre confermano ampiamente lo sviluppo dell'Opera pentecostale nell'epoca successiva alla sua nascita.

L'anno successivo vi fu il secondo convegno, che, come il precedente, si tenne sotto la guida di un fratello proveniente dagli Stati Uniti.
Questa volta fu il fratello Luigi Francescon che nel suo unico viaggio in Italia (successivo all'esperienza pentecostale) si assunse l'oneroso compito di guidare, con la sua eminente personalità cristiana, i lavori del convegno stesso.

Anche questo si tenne a Roma e impegnò i partecipanti nei giorni 24-25 dicembre del 1929.

La data fu evidentemente scelta da un senso di opportunità ed infatti una partecipazione dei rappresentanti risultò ampiamente più larga di quella del convegno precedente.

Il risultato, stampato questa volta in Italia, ci dà 58 partecipanti, oltre al fratello Luigi Francescon, e 11 adesioni a mezzo lettera. Anche da questo elenco è stato omesso il nome di alcune sorelle.

Tutti questi documenti ribadiscono quanto ripetutamente affermato: l'Opera pentecostale ha piantato le sue tende gloriose in Italia senza l'ausilio di un'organizzazione umana e senza l'uso di grandi mezzi.

Nel Convegno del 1929 oltre ad affrontarsi di nuovo la spinosa questione della validità dei precetti del Concilio di Gerusalemme, fu anche affrontato quella non meno spinosa del battesimo dello Spirito Santo in relazione all'Opera della rigenerazione.

Queste questioni poste all'ordine del giorno ed affrontati dall'esame del convegno ci dimostrano che i problemi dell'Opera italiana si identificavano perfettamente con i problemi del Movimento negli Stati Uniti.

Ma questo convegno affrontò soprattutto un problema che negli anni successivi doveva costituire il centro dell'attenzione dell'Opera. Mi riferisco al problema della libertà religiosa portato improvvisamente sul tappeto con la conclusione dei Patti Lateranensi e con il raggiungimento del Concordato tra lo Stato Italiano e lo Stato Vaticano.

In quei giorni le autorità di P.S. avevano diffidato il conduttore della comunità di Roma a tenere riunioni pubbliche, precisando che ormai la posizione giuridica di ogni singola comunità doveva essere regolarizzata sulla base della legge che disciplinava l'esercizio dei culti.

Fu possibile neutralizzare quella diffida con l'assicurazione che si sarebbero prontamente iniziate le pratiche necessarie per il riconoscimento ministeriale del pastore della comunità.

Nel convegno fu profondamente esaminato questo problema ed i convenuti, purtroppo, con ingiustificato ottimismo pensarono di poter godere nel futuro una libertà religiosa maggiore di quella goduta nel passato. I fatti smentirono ben presto le rosee aspettative.

In effetti soltanto il conduttore della comunità di Roma, riusci ad ottenere dal ministero competente il decreto di nomina. Egli poteva, in forza di questo decreto, delegare conduttori o anziani in altre località d'Italia, ma queste deleghe perdevano la loro efficacia quando, per qualsiasi ragione, quell'unica nomina veniva revocata.



L'Opera d'Italia, perciò, veniva ad avere una libertà religiosa sospesa al sottilissimo filo d'un solo decreto di nomina a ministro.

Credo che sia giunto il momento di chiudere questo capitolo che ha tracciato un rapido panorama dell'Opera d'Italia nei suoi primi passi e nelle sue prime attività e che ci ha fatto chiaramente vedere che il solo, potente artefice di questo Movimento è stato il meraviglioso, eterno ed infinito Spirito di Dio.

Nel capitolo successivo, seguendo fedelmente la cronaca degli avvenimenti, parlerò brevemente del periodo quasi decennale della persecuzione in Italia.




RIASSUMENDO:

Il fratello Giacomo Lombardi fece ritorno negli Stati Uniti e successivamente si unì al fratello Luigi Francescon per raggiungere le Repubbliche dell'America del Sud e a proclamare in quei luoghi il messaggio dell'Evangelo.

Intanto, però, anche in sua assenza, l'Opera continuava il suo rigoglioso progresso. Probabilmente incoraggiati da questa situazione molti credenti italiani, residenti negli Stati Uniti, giunsero in Italia per recare la parola della testimonianza, come i fratelli Pietro Ottolini, Serafino Arena, Vincenzo Castelli e le sorelle Lucia Menna di Chicago e Giuseppina Zollo.
Ormai gli argini erano crollati e lo Spirito di Dio invadeva impetuosamente le contrade italiane.

La predicazione del messaggio era accompagnata sempre dai segni soprannaturali dello Spirito Santo e questi, uniti alla testimonianza luminosa della verità, vincevano ostilità e diffidenze.

I nostri padri nella fede ricordano bene, infatti, che il fratello Lombardi, il fratello Ottolini, il fratello Arena formulavano i propri programmi soltanto in relazione alla voce di Dio, udita distintamente nella propria coscienza.

I fratelli italiani degli Stati Uniti, che efficacemente avevano contribuito nel lavoro evangelistico, non ignoravano l'esistenza del risveglio pentecostale in Italia ed anzi non trascuravano opportunità per approfondire quei legami di comunione spirituale che doveva stringere questa grande famiglia, e disseminata largamente su due grandi nazioni lontane, per fare di essa un unico organismo cristiano.
Con questa visione e per questa precisa ragione nell'anno 1928 fu inviato in Italia il fratello Michele Palma unitamente alla propria consorte.

La missione del fratello Michele Palma in Italia aveva il preciso scopo di cercare di unire le comunità d'Italia mediante una comunione organizzata che avesse potuto eliminare quelle divergenze che dagli Stati Uniti erano state anche trasferite nella nostra nazione.

Il primo convegno, guidato quindi dal fratello Palma, ebbe luogo a Roma nei giorni 19-20 ottobre 1928
Lo scopo principale di esso venne chiaramente espresso nell'introduzione del "Risultato" che diceva testualmente "... per deliberare intorno a cose che hanno portato divisioni e disturbi in mezzo alle chiese, affinché le adunanze d'Italia possano mantenersi ferme nella Parola di Dio, e per far sì che la Sua benedizione non venga a cessare...".

L'ordine del giorno che attrasse maggiormente l'attenzione e l'interesse dei convenuti era costituito dall'esame delle decisioni del "Concilio di Gerusalemme".

L'anno successivo vi fu il secondo convegno, che, come il precedente, si tenne sotto la guida di un fratello proveniente dagli Stati Uniti, in questo caso del fratello Luigi Francescon.

Anche questo si tenne a Roma e impegnò i partecipanti nei giorni 24-25 dicembre del 1929.

Nel Convegno del 1929 oltre ad affrontarsi di nuovo la spinosa questione della validità dei precetti del Concilio di Gerusalemme, fu anche affrontato quella non meno spinosa del battesimo dello Spirito Santo in relazione all'Opera della rigenerazione.

Ma questo convegno affrontò soprattutto il problema della libertà religiosa portato improvvisamente sul tappeto con la conclusione dei Patti Lateranensi e con il raggiungimento del Concordato tra lo Stato Italiano e lo Stato Vaticano.
In quei giorni le autorità di P.S. avevano diffidato il conduttore della comunità di Roma a tenere riunioni pubbliche, precisando che ormai la posizione giuridica di ogni singola comunità doveva essere regolarizzata sulla base della legge che disciplinava l'esercizio dei culti.

Fu possibile neutralizzare quella diffida con l'assicurazione che si sarebbero prontamente iniziate le pratiche necessarie per il riconoscimento ministeriale del pastore della comunità.

In effetti soltanto il conduttore della comunità di Roma, riusci ad ottenere dal ministero competente il decreto di nomina. Egli poteva, in forza di questo decreto, delegare conduttori o anziani in altre località d'Italia, ma queste deleghe perdevano la loro efficacia quando, per qualsiasi ragione, quell'unica nomina veniva revocata.

L'Opera d'Italia, perciò, veniva ad avere una libertà religiosa sospesa al sottilissimo filo d'un solo decreto di nomina a ministro.